La Valeriana officinalis, notoriamente
conosciuta come valeriana, è una pianta le cui virtù sono note fin dai tempi
antichi.
L’estratto che si ricava dalle radici è ricco di componenti con la
capacità di interagire con l’organismo umano.
La caratteristica più nota e
studiata di tale pianta è quella di favorire un generale rilassamento, da cui
trae origine il suo utilizzo come ansiolitico.
Con questo termine si indicano quei
trattamenti terapeutici capaci di prevenire ed inibire gli stati d’ansia.
Quest’ultima può derivare da una serie di fattori sia ambientali che
fisiologici, in quanto le motivazioni
che stanno alla base dell’ansia possono essere molteplici.
Tanto lo stress
quotidiano quanto una naturale predisposizione dei singoli soggetti influiscono
nel generare episodi ansiosi, i quali, a seconda dell’entità e della percezione
individuale, portano a necessitare di opportuni interventi terapeutici.
L’azione della valeriana deriva dalla capacità del suo estratto di intervenire su un sistema biologico, ossia quello del GABA (acido gamma-amminobutirrico).
Il GABA è uno dei neurotrasmettitori più importanti del sistema nervoso centrale e la sua attività si connota per essere spiccatamente di natura inibitoria.
Ciò
significa che uno stimolo maggiore all’attivazione del sistema del GABA si
traduce in uno stato di quiete generalizzata.
Questo effetto chiaramente è
gradito in maniera particolare in coloro che soffrono di attacchi di ansia o di disturbi del sonno, situazioni che possono essere accompagnate sovente da fasi
di agitazione e nervosismo.
I principi attivi
dell’estratto che presentano una azione su tale sistema sono l’acido valerenico ed i cosiddetti valepotriati.
Il primo agisce inibendo la degradazione del GABA, il che comporta una maggiore concentrazione dello stesso
neurotrasmettitore, che equivale ad un aumentato effetto tranquillante.
I
secondi sono in grado di attivare il recettore del GABA, stimolando l’intero
sistema anche in presenza di concentrazioni molto basse del neurotrasmettitore.
Per completezza d’informazione, con il termine “recettore” si fa riferimento ad
una biomolecola di natura proteica o glicoproteica che interagisce con molecole
segnale (ormoni, neurotrasmettitori, ecc.) all’esterno della cellula; in
seguito all’avvenuta interazione, comunica il messaggio all’interno della
cellula, attivando le opportune vie metaboliche. Il recettore di cui si sta discutendo è il GABA A, ossia un sottotipo recettoriale della famiglia dei recettori del GABA, il quale, in seguito alla sua attivazione, permette l'ingresso dello ione cloro nella cellula; tale ione si caratterizza per una notevole capacità inibitoria delle funzioni cellulari.
Questi due meccanismi
d’azione sono complementari e sinergici.
Infatti attivano lo stesso sistema
biologico (GABA) in modi diversi. Questo gioca un ruolo essenziale nella
risposta fisiologica dell’organismo, il quale si autoregola in funzione
dell’ambiente esterno.
Ciò vuol dire che se si assume troppo acido valerenico,
l’organismo risponderà producendo una maggiore quantità di enzima che degrada
il GABA, mitigando l’effetto tranquillante e normalizzando i livelli di
neurotrasmettitore.
Stando così le cose l’azione dell’estratto risulterebbe
compromessa, ma è proprio in questo caso che intervengono i valepotriati con la
stimolazione del recettore, bypassando le problematiche derivanti dalla
concentrazione maggiore o minore del GABA.
Ovviamente anche questo effetto è
soggetto a risposta di adattamento fisiologico, ma la possibilità di contare su
due ambiti diversi di azione consente di ottenere l’efficacia desiderata.
Il
tutto, come è noto, è legato anche e soprattutto al dosaggio, il quale deve
essere attentamente considerato per ottimizzare gli effetti terapeutici.
Le proprietà sedative
della valeriana si caratterizzano per conseguenze sia di natura diretta che
indiretta.
Le prime si concretizzano, come abbiamo visto, nel contrasto e nella
riduzione delle problematiche legate agli stati d’ansia, all’insonnia, agli
sbalzi di umore ed allo stress.
Le seconde si esplicitano su tutte quelle
affezioni che non derivano direttamente dall’ansia, ma che beneficiano in
maniera rilevante dello stato di rilassamento indotto dall’estratto, quali per
esempio palpitazioni, ipertensione, tremori e crampi.
Nello specifico il trattamento dei
tremori e dei crampi evidenzia l’effetto di tipo spasmolitico della valeriana,
il quale non è riconducibile ad una classe determinata di principi attivi, ma è
considerato aspecifico e da legare all’attività dell’estratto nella
sua totalità di componenti.
Questo tipo di utilizzo ne giustifica l'impiego anche nella sindrome da colon irritabile, patologia nella quale tipicamente si riscontrano episodi di spasmo.
Questo tipo di utilizzo ne giustifica l'impiego anche nella sindrome da colon irritabile, patologia nella quale tipicamente si riscontrano episodi di spasmo.
La possibilità di
trattare uno stato fisiopatologico così ampiamente diffuso come l’ansia con
derivati di origine naturale ha alimentato molti entusiasmi.
Tuttavia bisogna
tenere in grande considerazione che l’estratto di valeriana non è esente da
interazioni con farmaci.
Infatti classi terapeutiche come le benzodiazepine, da
cui traggono origine prodotti quali il Tavor od il Valium, presentano un
meccanismo d’azione molto simile se non sovrapponibile a quello dei
valepotriati (attivano il recettore del GABA).
Essendo l’ansia una affezione a
lungo termine ed ad esordio tipicamente precoce, è frequente trovarsi di fronte
a pazienti che già sono in trattamento con farmaci ansiolitici da diverso
tempo, anche anni.
In questi casi è sconsigliata l’assunzione, in quanto l’effetto
sedativo potrebbe diventare così pronunciato da palesarsi addirittura come
depressivo delle funzioni cognitive.
La sedazione profonda che deriverebbe
dalla sommatoria dell’assunzione dei farmaci e dell’estratto con proprietà paragonabili
è senza ombra di dubbio da considerare un effetto indesiderato e potenzialmente
pericoloso.
Ciò è vero soprattutto nei pazienti anziani dove l’eccessiva
sedazione potrebbe portare a seri problemi di deambulazione, esponendoli ad
incidenti anche banali (cadute con relative fratture, incidenti domestici,
ecc.), i quali assumono una rilevanza importante data l’età dei soggetti.
Nei pazienti
più giovani i problemi possono esplicitarsi nel campo lavorativo, in caso di
svolgimento di mansioni pericolose, ed alla guida di veicoli.
Lo stesso
discorso è valido per altre classi terapeutiche come i barbiturici e gli
antistaminici, anch’esse, mutatis
mutandis, capaci di indurre uno stato di sedazione pronunciato.
Inoltre sempre
in questo ambito non va dimenticato l’alcol, il cui effetto è legato proprio
all’interazione con il recettore del GABA.
Quindi prima dell’assunzione dell’estratto
si consiglia un parere medico.
Qualora si volesse interrompere il trattamento
con i farmaci e cominciare quello con la valeriana, la prassi corretta è quella
di avviare un lento svezzamento dalla terapia farmacologica con dosi progressivamente
minori.
Ciò chiaramente sempre accompagnato da una supervisione medica ed in
funzione del quadro fisiopatologico di base.
La tentazione di passare a rimedi
di origine naturale è sempre molto forte, tanto più in chi è affetto da
patologie a lungo termine come l’ansia e soggetto all’assunzione continua di
farmaci.
Ciò nonostante va sempre ribadito che prima di intraprendere un
cambiamento terapeutico è necessario capire se quest’ultimo si conforma alle proprie
necessità.
L’attenta valutazione dei rischi e la presa d’atto degli eventuali
benefici restano le pietre angolari su cui costruire l’impalcatura della
salute.
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