lunedì 11 maggio 2015

VALERIANA, L’ANSIOLITICO NATURALE PER ANTONOMASIA


La Valeriana officinalis, notoriamente conosciuta come valeriana, è una pianta le cui virtù sono note fin dai tempi antichi.
L’estratto che si ricava dalle radici è ricco di componenti con la capacità di interagire con l’organismo umano.
La caratteristica più nota e studiata di tale pianta è quella di favorire un generale rilassamento, da cui trae origine il suo utilizzo come ansiolitico.
Con questo termine si indicano quei trattamenti terapeutici capaci di prevenire ed inibire gli stati d’ansia.
Quest’ultima può derivare da una serie di fattori sia ambientali che fisiologici, in quanto le  motivazioni che stanno alla base dell’ansia possono essere molteplici.
Tanto lo stress quotidiano quanto una naturale predisposizione dei singoli soggetti influiscono nel generare episodi ansiosi, i quali, a seconda dell’entità e della percezione individuale, portano a necessitare di opportuni interventi terapeutici.

L’azione della valeriana deriva dalla capacità del suo estratto di intervenire su un sistema biologico, ossia quello del GABA (acido gamma-amminobutirrico).

Valeriana officinalis, pianta medicamentosa

Il GABA è uno dei neurotrasmettitori più importanti del sistema nervoso centrale e la sua attività si connota per essere spiccatamente di natura inibitoria.
Ciò significa che uno stimolo maggiore all’attivazione del sistema del GABA si traduce in uno stato di quiete generalizzata.
Questo effetto chiaramente è gradito in maniera particolare in coloro che soffrono di attacchi di ansia o di disturbi del sonno, situazioni che possono essere accompagnate sovente da fasi di agitazione e nervosismo.
I principi attivi dell’estratto che presentano una azione su tale sistema sono l’acido valerenico ed i cosiddetti valepotriati.
Il primo agisce inibendo la degradazione del GABA, il che comporta una maggiore concentrazione dello stesso neurotrasmettitore, che equivale ad un aumentato effetto tranquillante.
I secondi sono in grado di attivare il recettore del GABA, stimolando l’intero sistema anche in presenza di concentrazioni molto basse del neurotrasmettitore.
Per completezza d’informazione, con il termine “recettore” si fa riferimento ad una biomolecola di natura proteica o glicoproteica che interagisce con molecole segnale (ormoni, neurotrasmettitori, ecc.) all’esterno della cellula; in seguito all’avvenuta interazione, comunica il messaggio all’interno della cellula, attivando le opportune vie metaboliche. Il recettore di cui si sta discutendo è il GABA A, ossia un sottotipo recettoriale della famiglia dei recettori del GABA, il quale, in seguito alla sua attivazione,  permette l'ingresso dello ione cloro nella cellula; tale ione si caratterizza per una notevole capacità inibitoria delle funzioni cellulari.

recettore GABA A
Questi due meccanismi d’azione sono complementari e sinergici.
Infatti attivano lo stesso sistema biologico (GABA) in modi diversi. Questo gioca un ruolo essenziale nella risposta fisiologica dell’organismo, il quale si autoregola in funzione dell’ambiente esterno.
Ciò vuol dire che se si assume troppo acido valerenico, l’organismo risponderà producendo una maggiore quantità di enzima che degrada il GABA, mitigando l’effetto tranquillante e normalizzando i livelli di neurotrasmettitore.
Stando così le cose l’azione dell’estratto risulterebbe compromessa, ma è proprio in questo caso che intervengono i valepotriati con la stimolazione del recettore, bypassando le problematiche derivanti dalla concentrazione maggiore o minore del GABA.
Ovviamente anche questo effetto è soggetto a risposta di adattamento fisiologico, ma la possibilità di contare su due ambiti diversi di azione consente di ottenere l’efficacia desiderata.
Il tutto, come è noto, è legato anche e soprattutto al dosaggio, il quale deve essere attentamente considerato per ottimizzare gli effetti terapeutici.

Le proprietà sedative della valeriana si caratterizzano per conseguenze sia di natura diretta che indiretta.
Le prime si concretizzano, come abbiamo visto, nel contrasto e nella riduzione delle problematiche legate agli stati d’ansia, all’insonnia, agli sbalzi di umore ed allo stress.
Le seconde si esplicitano su tutte quelle affezioni che non derivano direttamente dall’ansia, ma che beneficiano in maniera rilevante dello stato di rilassamento indotto dall’estratto, quali per esempio palpitazioni, ipertensione, tremori e crampi.
Nello specifico il trattamento dei tremori e dei crampi evidenzia l’effetto di tipo spasmolitico della valeriana, il quale non è riconducibile ad una classe determinata di principi attivi, ma è considerato aspecifico e da legare all’attività dell’estratto nella sua totalità di componenti.
Questo tipo di utilizzo ne giustifica l'impiego anche nella sindrome da colon irritabile, patologia nella quale tipicamente si riscontrano episodi di spasmo.

acido valerenico, formula di struttura
La possibilità di trattare uno stato fisiopatologico così ampiamente diffuso come l’ansia con derivati di origine naturale ha alimentato molti entusiasmi.
Tuttavia bisogna tenere in grande considerazione che l’estratto di valeriana non è esente da interazioni con farmaci.
Infatti classi terapeutiche come le benzodiazepine, da cui traggono origine prodotti quali il Tavor od il Valium, presentano un meccanismo d’azione molto simile se non sovrapponibile a quello dei valepotriati (attivano il recettore del GABA).
Essendo l’ansia una affezione a lungo termine ed ad esordio tipicamente precoce, è frequente trovarsi di fronte a pazienti che già sono in trattamento con farmaci ansiolitici da diverso tempo, anche anni.
In questi casi è sconsigliata l’assunzione, in quanto l’effetto sedativo potrebbe diventare così pronunciato da palesarsi addirittura come depressivo delle funzioni cognitive.
La sedazione profonda che deriverebbe dalla sommatoria dell’assunzione dei farmaci e dell’estratto con proprietà paragonabili è senza ombra di dubbio da considerare un effetto indesiderato e potenzialmente pericoloso.
Ciò è vero soprattutto nei pazienti anziani dove l’eccessiva sedazione potrebbe portare a seri problemi di deambulazione, esponendoli ad incidenti anche banali (cadute con relative fratture, incidenti domestici, ecc.), i quali assumono una rilevanza importante data l’età dei soggetti.
Nei pazienti più giovani i problemi possono esplicitarsi nel campo lavorativo, in caso di svolgimento di mansioni pericolose, ed alla guida di veicoli.


Lo stesso discorso è valido per altre classi terapeutiche come i barbiturici e gli antistaminici, anch’esse, mutatis mutandis, capaci di indurre uno stato di sedazione pronunciato.
Inoltre sempre in questo ambito non va dimenticato l’alcol, il cui effetto è legato proprio all’interazione con il recettore del GABA.
Quindi prima dell’assunzione dell’estratto si consiglia un parere medico.
Qualora si volesse interrompere il trattamento con i farmaci e cominciare quello con la valeriana, la prassi corretta è quella di avviare un lento svezzamento dalla terapia farmacologica con dosi progressivamente minori.
Ciò chiaramente sempre accompagnato da una supervisione medica ed in funzione del quadro fisiopatologico di base.
La tentazione di passare a rimedi di origine naturale è sempre molto forte, tanto più in chi è affetto da patologie a lungo termine come l’ansia e soggetto all’assunzione continua di farmaci.
Ciò nonostante va sempre ribadito che prima di intraprendere un cambiamento terapeutico è necessario capire se quest’ultimo si conforma alle proprie necessità.
L’attenta valutazione dei rischi e la presa d’atto degli eventuali benefici restano le pietre angolari su cui costruire l’impalcatura della salute.
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