mercoledì 20 maggio 2015

TRIPHALA, UNA DELLE PUNTE DI DIAMANTE DELLA MEDICINA AYURVEDICA


In tempi recenti anche in Italia si è cominciato con una certa insistenza a parlare di medicina Ayurvedica
Questa disciplina trae le proprie origini dalla plurisecolare cultura medica orientale, la quale studia la connessione tra corpo, mente e spirito per ricavare le nozioni essenziali da applicare in ambito curativo. 
Letteralmente il termine “Ayurveda” deriva dal sanscrito e significa “scienza della vita”, ad indicare il chiaro indirizzo di stampo naturalistico su cui si basa questa dottrina. 
Le componenti fondamentali della medicina Ayurvedica sono i cosiddetti “Dosha”, ossia delle forze innate, l’energia fondamentale di cui è dotato ogni individuo.
I Dosha sono tre:
  • Vata, legato al sistema nervoso
  • Pitta, in riferimento alle attività metaboliche
  • Kapha, associato all’impalcatura strutturale dell’organismo
Il benessere si fonda sull’equilibrio di questi tre Dosha, il che vuol dire che le disfunzioni psicofisiche e le patologie derivano da uno squilibrio di questi tre pilastri essenziali.
Questo è l’ambito nel quale interviene l’utilizzo di un estratto vegetale che assume notevole importanza in questa branca della medicina, ossia il Triphala

Esso è un composto che si ricava da tre tipi di piante diverse, ed infatti il significato letterale è “tre frutti”. 

Triphala, polvere medicamentosa di origine naturale

Le tre piante sono:
  • Emblica officinalis (Amla o Amlaki)
  • Terminalia chebula (Haritaki)
  • Terminalia bellerica (Bibhitaki)
Il Triphala è dotato della capacità di riequilibrare i rapporti tra i vari Dosha, il tutto grazie alle proprietà terapeutiche di queste tre piante.
L’Amla o Amlaki presenta un elevato contenuto di vitamina C, il che si esplicita in un notevole potere antiossidante
Questo effetto si traduce in una spiccata protezione rispetto al danno eventualmente indotto dai radicali liberi, specie molto reattive in grado di “ossidare”, ossia modificare chimicamente, determinate strutture cellulari, portando queste ultime alla perdita della loro funzionalità. 
Per inciso, il termine “antiossidante” indica una categoria di molecole in grado di essere ossidata con facilità da specie reattive come i radicali liberi; la loro funzione protettiva sta appunto nel fatto che, ossidandosi loro stesse per prime, inattivano i radicali liberi e prevengono l’ossidazione e la susseguente inattivazione dei componenti cellulari.
È da evidenziare che la vitamina C contenuta in questo estratto presenta una forte interazione con altri componenti della miscela, segnatamente i tannini, molecole di origine vegetale anch’esse a carattere tipicamente antiossidante. 
Questo complesso che si viene così a formare protegge e stabilizza la vitamina C e ne consente l’attività per tempi più prolungati rispetto ad una formulazione generica a base della stessa vitamina. Inoltre la capacità antiossidante è legata anche alla presenza nella pianta dell’enzima superossido dismutasi (SOD). 
Tale enzima è responsabile all’interno della cellula della detossificazione delle specie reattive dell’ossigeno, contribuendo in maniera determinante alla prevenzione del danno ossidativo. Queste caratteristiche di difesa nei confronti del danneggiamento delle cellule si riflette in una migliore efficienza metabolica dell’organismo e nel mantenimento dell’elasticità  e del turgore dei tessuti, tra cui anche la pelle
Difatti gli antiossidanti permettono di ottenere un valido effetto antiaging, con uno schermo protettivo rispetto agli stimoli di deterioramento tissutali. 
Da tenere in considerazione sono anche le capacità di:
Emblica officinalis, pianta componente del Triphala

L’Haritaki viene considerata una pianta sacra, in particolare la pianta sacra del dio Shiva
Il suo estratto è dotato di elevate proprietà lassative e depurative. Ciò è dovuto alla presenza degli antrachinoni, molecole in grado di stimolare la peristalsi intestinale e richiamare acqua nel lume dell’intestino; effetto molto utile per coloro che che si trovano a far fronte a problematiche di costipazione, anche severa.  
La depurazione che ne deriva non si limita al solo intestino, ma a tutti gli organi, garantendo una efficiente eliminazione delle tossine depositate in essi. 
La maggiore eliminazione di fluidi consente di stabilizzare i valori pressori e ciò ne palesa l’utilità nell’ausilio al trattamento dell’ipertensione.

Terminalia chebula, componente del Triphala

La Bibhitaki è un componente a cui vengono attribuiti numerosi effetti, tra cui:
Terminalia bellerica, componente del Triphala

Quindi, date le proprietà descritte, il Triphala presenta una sinergia d’azione nei confronti sia della prevenzione che del trattamento delle affezioni dell’apparato cardiocircolatorio
La tradizione medica orientale ci propone questa miscela come toccasana sia per il proprio stato di benessere che in termini di longevità
Le evidenze scientifiche sulle effettive caratteristiche di cui è dotato il Triphala aiutano a dissipare lo scetticismo di sorta che spesso accompagna l’introduzione di nuovi metodi di cura. L’approccio totalmente naturale e basato sulla relazione tra uomo e natura è una nuova frontiera terapeutica che può destare molte aspettative, anche se giova ricordare che si tratta di un campo non ancora completamente definito. 


La reale efficacia deve necessariamente essere validata scientificamente, come nel caso del Triphala, e rapportata alle esigenze specifiche di ogni soggetto. 
Solo in tale modo sarà possibile valutare la reale validità delle alternative terapeutiche proposte, inquadrate in maniera scevra da condizionamenti e mitizzazioni. 
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