In
tempi recenti anche in Italia si è cominciato con una certa insistenza a
parlare di medicina Ayurvedica.
Questa disciplina trae le proprie origini dalla plurisecolare cultura medica orientale, la quale studia la
connessione tra corpo, mente e spirito per ricavare le nozioni essenziali da
applicare in ambito curativo.
Letteralmente il termine “Ayurveda” deriva
dal sanscrito e significa “scienza della
vita”, ad indicare il chiaro indirizzo di stampo naturalistico su cui si
basa questa dottrina.
Le componenti fondamentali della medicina Ayurvedica sono
i cosiddetti “Dosha”, ossia delle
forze innate, l’energia fondamentale di cui è dotato ogni individuo.
I
Dosha sono tre:
- Vata, legato al sistema nervoso
- Pitta, in riferimento alle attività metaboliche
- Kapha, associato all’impalcatura strutturale dell’organismo
Il
benessere si fonda sull’equilibrio di questi tre Dosha, il che vuol dire che le
disfunzioni psicofisiche e le patologie derivano da uno squilibrio di questi
tre pilastri essenziali.
Questo
è l’ambito nel quale interviene l’utilizzo di un estratto vegetale che assume
notevole importanza in questa branca della medicina, ossia il Triphala.
Le tre piante sono:
- Emblica officinalis (Amla o Amlaki)
- Terminalia chebula (Haritaki)
- Terminalia bellerica (Bibhitaki)
Il
Triphala è dotato della capacità di riequilibrare i rapporti tra i vari Dosha,
il tutto grazie alle proprietà terapeutiche di queste tre piante.
L’Amla o Amlaki presenta un elevato
contenuto di vitamina C, il che si esplicita in un notevole potere antiossidante.
Questo effetto si traduce in una
spiccata protezione rispetto al danno eventualmente indotto dai radicali liberi, specie molto reattive
in grado di “ossidare”, ossia
modificare chimicamente, determinate strutture cellulari, portando queste
ultime alla perdita della loro funzionalità.
Per inciso, il termine
“antiossidante” indica una categoria di molecole in grado di essere ossidata con facilità da specie
reattive come i radicali liberi; la loro funzione protettiva sta appunto nel
fatto che, ossidandosi loro stesse per
prime, inattivano i radicali liberi
e prevengono l’ossidazione e la
susseguente inattivazione dei componenti cellulari.
È da
evidenziare che la vitamina C contenuta in questo estratto presenta una forte
interazione con altri componenti della miscela, segnatamente i tannini, molecole di origine vegetale
anch’esse a carattere tipicamente antiossidante.
Questo complesso che si viene
così a formare protegge e stabilizza la
vitamina C e ne consente l’attività per
tempi più prolungati rispetto ad una formulazione generica a base della
stessa vitamina. Inoltre la capacità antiossidante è legata anche alla presenza
nella pianta dell’enzima superossido
dismutasi (SOD).
Tale enzima è
responsabile all’interno della cellula della detossificazione delle specie reattive dell’ossigeno, contribuendo
in maniera determinante alla prevenzione
del danno ossidativo. Queste caratteristiche di difesa nei confronti del
danneggiamento delle cellule si riflette in una migliore efficienza metabolica
dell’organismo e nel mantenimento
dell’elasticità e del turgore dei
tessuti, tra cui anche la pelle.
Difatti gli antiossidanti permettono di ottenere un valido effetto antiaging, con uno schermo protettivo rispetto agli stimoli
di deterioramento tissutali.
Da tenere in considerazione sono anche le capacità
di:
- evitare gli effetti negativi che derivano dalla presenza nell’organismo di metalli pesanti, quali il nichel
- aumentare i livelli di globuli rossi circolanti ed emoglobina, caratteristica utile per chi soffre di anemia
- diminuire i livelli di colesterolo, garantendo maggiore protezione nei confronti delle patologie cardiovascolari di natura ostruttiva per i vasi, quali ad esempio l’aterosclerosi
- ridurre la formazione di capelli grigi
L’Haritaki viene considerata una pianta
sacra, in particolare la pianta sacra
del dio Shiva.
Il suo estratto è dotato di elevate proprietà lassative e depurative. Ciò è dovuto alla presenza degli antrachinoni, molecole in grado di stimolare
la peristalsi intestinale e richiamare acqua nel lume dell’intestino; effetto molto utile per coloro che che si trovano a far fronte a problematiche di costipazione, anche severa.
La
depurazione che ne deriva non si limita al solo intestino, ma a tutti gli
organi, garantendo una efficiente eliminazione
delle tossine depositate in essi.
La maggiore eliminazione di fluidi
consente di stabilizzare i valori
pressori e ciò ne palesa l’utilità nell’ausilio al trattamento dell’ipertensione.
La Bibhitaki è un componente a cui vengono
attribuiti numerosi effetti, tra cui:
- riduce sia l’accumulo di liquidi nelle cavità sierose (idropisia) che l’eccesso di muco
- inibisce la formazioni di calcoli
- migliora i comparti visivo, vocale e pilifero
- contribuisce alla prevenzione dell’accumulo del grasso sia a livello cardiaco che epatico
- è di aiuto nel trattamento dell’asma e delle allergie in genere
Quindi,
date le proprietà descritte, il Triphala presenta una sinergia d’azione nei
confronti sia della prevenzione che del trattamento delle affezioni dell’apparato cardiocircolatorio.
La tradizione medica orientale ci propone questa miscela come
toccasana sia per il proprio stato di benessere che in termini di longevità.
Le evidenze scientifiche
sulle effettive caratteristiche di cui è dotato il Triphala aiutano a dissipare
lo scetticismo di sorta che spesso accompagna l’introduzione di nuovi metodi di
cura. L’approccio totalmente naturale e basato sulla relazione tra uomo e
natura è una nuova frontiera terapeutica che può destare molte aspettative,
anche se giova ricordare che si tratta di un campo non ancora completamente
definito.
La reale efficacia deve necessariamente essere validata
scientificamente, come nel caso del Triphala, e rapportata alle esigenze
specifiche di ogni soggetto.
Solo in tale modo sarà possibile valutare la reale
validità delle alternative terapeutiche proposte, inquadrate in maniera scevra
da condizionamenti e mitizzazioni.
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